XXIII Il viandante: adagio



Nonostante tutto Imperia parla, guarda, ascolta, sbadiglia, corre...

Mi trovavo a sonnecchiare nella stanza che tutto vede.
Sembrano lontani i tempi in cui un uomo semplice poteva stare nelle stanze che guardano in sù senza avere il minimo disagio.

Adesso è tutto cambiato.
Enormi stanze avvolgono i più svariati orizzonti e ognuno deve stare attento a non invadere lo spazio dell'altro. Si parla piano per non disturbare, ma quanto rumore fanno quelle occhiate. Assorbire i suoni per dissolversi dove...non si sa.
Un grande spazio dove ognuno convive con l'altro e lui è lì.
Ha voluto tutto questo, sperando potesse bastargli, ha reso tutto più bello: Imperia è moderna, quel pezzo d'Imperia è solo il capriccio di una persona che non conosce altro premio che la vita degli altri, a lui non basta il giusto lui vuole e basta...e allora ecco nascere sedie come fiori, le stanze hanno nomi che richiamano il pensiero e poi quegli involucri di vetro.
Cosa c'è di sano in tutto questo? Mani disegnano sorrisi falsi e poi si corre, tic tac...si corre.
Ma perchè corri? Dove vai?

Le sfilate, gli occhi tristi e stanchi di modelle impazzite...Tutto si muove con una cadenza ritmica allucinante.
Fermatevi e aprite gli occhi.
A cosa serve tutto questo? Lui è diventato un gigante, si è nutrito di tutte quelle corse, di tutte quelle sfilate, di tutte quelle paure. Ma le creature d'Imperia hanno tutte paura? Noooo.
Una ventata di comodità sparge sabbia sulla testa degli uomini che vogliono stare sotto di essa, lì si sta comodi. Non parlo, non guardo, non mi lamento. Me ne sto bello e zitto e abbasso la testa così non mi vedono....
Io oggi vedevo questo, sentivo questo....



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